Il nostro pensiero si volge oggi a tutti i caduti che, con il sacrificio della vita, hanno costruito e difeso l’Unità Nazionale in tempo di guerra e in tempo di pace. Troppo spesso si perde la memoria e si da per scontato ciò che abbiamo, come se fosse sempre stato così. Sappiamo che ciò è falso, frutto di quella cultura che tende a cancellare il passato e a livellare le coscienze, forse per renderle meno capaci di libertà e di futuro.
Preghiamo per tutti i caduti, ma anche per voi, uomini e donne che prestate servizio nelle Forze Armate assicurando con la vostra presenza e il vostro lavoro l’unità del Paese e, in caso di necessità, anche l’integrità dei suoi confini, cosa che speriamo non debba mai accadere.
Forse, in un recente passato, non lo avremmo neanche pensato, ma il tempo che viviamo è insicuro e minaccioso. Nella nostra stessa Europa i confini di un Paese sono stati violati ed è stata scatenata una guerra che infuria da quasi tre anni senza che si possa intravvederne la fine. Così altre decine di conflitti insanguinano il Pianeta; così la Terra Santa segnata da violenze inaudite. Mentre celebriamo l’Unità Nazionale e preghiamo per i nostri caduti, non possiamo non pregare anche per le vittime innocenti che in tutti i luoghi toccati dalla guerra hanno patito e continuano a patire. Preghiamo per la pace, cioè per la conversione degli uomini, a partire da noi, perché la pace è frutto di azioni e decisioni che nascono dalla libera volontà dell’uomo. La pace è dono di Dio, certo, ma richiede la nostra collaborazione. Dio ci ha creati liberi e il suo agire nella storia investe la nostra responsabilità.
Le letture proposte dalla Liturgia ci suggeriscono alcuni atteggiamenti che concorrono a guidare il nostro agire e a creare cultura di pace: umiltà, magnanimità e condivisione. San Paolo invita i cristiani a guardare a Cristo e a scegliere la via dell’umiltà: ciascuno… consideri gli altri superiori a se stesso. Non si tratta di un atteggiamento passivo o remissivo, ma di un’assunzione realistica di sé in relazione all’altro. Può essere tradotto in termini sociali come capacità di cogliere e prendere in considerazione anche il punto di vista dell’altro. È facilmente comprensibile la ricaduta sul piano delle relazioni interpersonali, ma anche tra i popoli e addirittura nell’azione diplomatica per le trattative di pace.
Il secondo invito è quello di avere un cuore grande: Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Tradurrei così: la capacità di uno sguardo superiore che consideri il proprio interesse all’interno di un tutto, nella consapevolezza che non posso stare bene da solo, ma che posso stare meglio se anche gli altri stanno bene. Questo vale per le persone, ma anche a livello globale ed è ancor più vero oggi per quella interdipendenza che lega il mondo intero.
Infine la condivisione: Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti. È la dimensione di gratuità e di unilateralità che caratterizza l’amore cristiano.
Don Tonino Bello, universalmente conosciuto, scriveva che la pace è un cammino in salita, una conquista che richiede lotta, sofferenza e tenacia (cfr Alla finestra la speranza). Noi lo vogliamo abbracciare, questo cammino, e per questo oggi, insieme, preghiamo!