Ci fermiamo sulla prima lettura perché ci invita a meditare sulla Chiesa. Se noi siamo qui è perché le nostre aggregazioni sono per loro natura ecclesiali.
Il testo che la Liturgia ci propone è la conclusione di una sezione un po’ più lunga che inizia con il versetto 11 del secondo capitolo della Lettera agli Efesini e ne costituisce quasi il cuore. San Paolo descrive la situazione deprecabile in cui si trovavano i pagani prima di Cristo: esclusi dalla cittadinanza d’Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo (v. 12). Quindi ricorda quanto operato dal Cristo: Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne (vv. 13-14). Nei versetti che meditiamo oggi Paolo descrive quella cosa sola che il Cristo ha fatto partendo dai due divisi dall’inimicizia, Giudei da una parte e pagani dall’altra. È la Chiesa: voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù.
Ecco, cari fratelli e sorelle, noi siamo invitati questo pomeriggio a specchiarci in questo meraviglioso ritratto della Chiesa. Questo noi siamo, questo dobbiamo diventare sempre più!
La Chiesa, dice l’Apostolo, è una costruzione fatta di uomini e donne che hanno quattro caratteristiche.
La prima è che mediante la fede e il Battesimo diventiamo familiari di Dio. Che cosa vuol dire? San Pietro nella sua seconda Lettera dice che Dio ci fa dono della fede e con essa di tutto quanto è necessario per divenire partecipi della natura divina (2 Pt 1, 4). Questo dice l’altissima dignità del battezzato e la bellezza della vita cristiana.
La seconda caratteristica è che siamo edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti. Questo richiama due dimensioni inscindibile della vita della Chiesa e di ogni fedele e di ogni comunità in essa: l’ascolto/obbedienza alla Parola di Dio e l’ascolto/obbedienza alla Tradizione della Chiesa, cioè all’interpretazione della Parola di Dio fornita dalla riflessione e dalla vita nella Chiesa nei secoli sotto la guida autorevole del Magistero ecclesiale.
La terza caratteristica è che abbiamo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. La pietra angolare è quella che tiene uniti i muri portanti dell’edificio. Per noi significa che la solidità della comunità è data dalla relazione con Cristo. Possiamo ancora farci aiutare da San Pietro: Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo (1 Pt 2, 4-5). Il riferimento all’unità/solidità data dalla pietra d’angolo ci dice anche che è in Cristo che si tengono unite tutte le componenti della Chiesa. In Galati san Paolo spiega che in Lui non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù (Gal 3, 28; cfr Col 3, 11). La relazione con Gesù data dal Battesimo e dalla fede dice la radicale vocazione ecclesiale del cristiano: chi dovesse staccarsi dall’ekklesia si porrebbe in contraddizione con la natura più profonda del suo essere cristiano.
L’ultima caratteristica è che in Gesù siamo edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito. È la grande responsabilità della comunità cristiana: essere tempio santo del Signore, in cui Egli è lodato, adorato e pregato per tutti, e sua casa nel mondo in cui tutti possano trovare accoglienza e accesso a Lui. Sia così per tutte le nostre comunità! Amen.