Carissimi, la Parola di Dio e la vita della Chiesa affidano tre compiti alle nostre comunità per il nuovo anno pastorale
Il primo è quello di lavorare per consolidare le Unità parrocchiali. Alcune camminano in maniera decisa, altre lentamente, altre sono ancora ferme. A volte siamo un po’ come i discepoli di cui ci racconta la lettura odierna degli Atti: pur essendo testimoni della Pasqua, restano legati al vecchio sogno di ripristinare il regno di Israele. La risposta di Gesù è spiazzante per loro e per noi: Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni… fino ai confini della terra. Ecco ciò che conta: essere uomini e donne, fedeli e sacerdoti, aperti allo Spirito che ci spinge in mezzo alla gente per essere testimoni gioiosi e coraggiosi di Gesù. Le Unità parrocchiali hanno senso solo in prospettiva missionaria. Il Signore ci chiede di intraprendere la rievangelizzazione della nostra Valle, con semplicità e convinzione, facendo delle nostre comunità luoghi accoglienti e spirituali, raccontando a tutti, nelle relazioni personali di ogni giorno, la nostra fede, l’esperienza dell’amore di Dio. Per fare questo dobbiamo essere perseveranti e concordi nella preghiera: mettere Dio al primo posto, non far mancare la nostra presenza alla vita della comunità e ricercare l’unità, bandendo divisioni e gelosie. Ci attende un cammino meraviglioso e impegnativo: vogliamo vincere una buona volta l’anonimato delle nostre assemblee e costruire relazioni fraterne, sapendo che dove c’è armonia anche le piccole cose crescono, mentre dove regnano divisione e indifferenza anche le cose grandi vanno in rovina. Avremo nei prossimi mesi, prima di Natale, un’occasione preziosa per essere perseveranti e concordi, la costituzione dei nuovi Consigli pastorali di unità parrocchiale. Consegno oggi lo Statuto che regolerà la vita di questi organismi di comunione e di partecipazione che sostituiscono i Consigli pastorali parrocchiali. È una grande opportunità «per unire cuori e menti nel progetto comune e ribadire ancora una volta che quanto stiamo attivando non è semplicemente una nuova organizzazione pastorale, ma una fase di nuova vita per comunità e fedeli tutti, preti e consacrati compresi, e di nuova evangelizzazione della nostra terra» (Lettera pastorale, 5).
Il secondo compito che ci è affidato riguarda la conclusione del percorso sinodale delle diocesi italiane, teso a individuare «strade di vita cristiana, di annuncio e di testimonianza adatte a questo preciso momento storico del nostro Paese» (Lettera pastorale, 1). Tutto quanto emerso negli anni di ascolto e di discernimento è raccolto attorno a tre grandi attenzioni: la formazione, con particolare riguardo per l’iniziazione cristiana, che non si esaurisce nei cammini di catechesi, ma interpella l’intera comunità chiamata ad accompagnare la maturazione della fede in tutte le fasi della vita; il rinnovamento della presenza della comunità ecclesiale nella società in spirito di profezia evangelica e di dialogo con la cultura di oggi; la corresponsabilità, cioè il coinvolgimento attivo di tutti nella vita e nella missione della Chiesa (organismi di partecipazione, ministeri, gestione delle strutture, trasparenza). Su queste tre attenzioni lavoreremo nei prossimi mesi fino all’Assemblea diocesana del 22 febbraio, nella quale prepareremo il contributo della Diocesi alla Assemblea sinodale italiana che si terrà dal 31 marzo al 4 aprile.
Infine, l’anno che oggi prende avvio sarà segnato dalla partecipazione al Giubileo. Il primo appuntamento diocesano sarà Domenica 29 dicembre alle ore 14.30 per la solenne apertura dell’Anno giubilare, come stabilito dal Papa. Siamo tutti invitati a farci Pellegrini di speranza. Di quale speranza parliamo? Papa Francesco: «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé» (Bolla 1). Questa sana inquietudine che spinge a vivere e a cercare la felicità è come uno spazio predisposto in noi dal Creatore per accogliere il Vangelo, la buona notizia di Dio che è vicino agli uomini e vuole per loro vita buona e piena al punto da mandare nel mondo il Figlio, Gesù, che muore in croce per lavare i peccati dell’umanità intera e aprire una via di salvezza. Questa è la risposta all’attesa più profonda del cuore di ognuno di noi: Noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo… saldi nella speranza della gloria di Dio… La speranza… non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo… Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Prima di ogni altro gesto o celebrazione, il Giubileo va vissuto come grazia.
Per questo concludo facendo mio l’augurio del Santo Padre per l’Anno Santo: «Per tutti, possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza (cfr. Gv 10,7.9); con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza” (1Tm 1,1)» (Bolla, 1).
Cosi sia!